Camice bianchi più spesso davanti al pc che davanti al paziente. Ciò vuol dire che nel corso di una giornata lavorativa, i medici stanno di media il triplo del tempo a sbrigare pratiche al computer rispetto al tempo faccia a faccia con i malati. I dati, per niente rassicuranti, emergono da un lavoro sugli Annals of Internal Medicine, condotto osservando specializzandi di medicina interna presso l’ospedale di Losanna. Predominano, insomma, le attività indirettamente legate alla cura dei pazienti. Sebbene il lavoro si concentri solo su medici giovani (esperienza clinica media di 3-5 anni), i risultati sono in accordo con i dati presenti in letteratura per i medici ospedalieri, spiega l’autrice del lavoro Nathalie Wenger. E la situazione non sarebbe migliore nel nostro Paese. «Credo che siano dati sovrapponibili anche alla situazione italiana», spiega Costantino Troise, segretario del sindacato Anaao Assomed, «ed è un problema comune a tutti i medici ospedalieri, non solo ai giovani», assicura. In effetti, oggi tante attività mediche (dalla cartella clinica alla ricetta elettroniche, etc) richiedono l’uso del pc, oltre che tutto il lavoro amministrativo da fare (discussione del budget, pianificazione del lavoro etc), tutte attività che inevitabilmente ‘rubano’ tempo per l’assistenza diretta al paziente. «E il dato è tanto più preoccupante – aggiunge Troise – per Paesi come l’Italia, per via della crescente carenza di medici, per cui ci sarà sempre meno tempo dedicato all’assistenza. Il tempo viene sottratto anche alla comunicazione con i parenti dei malati, e al prezioso processo di umanizzazione delle cure». Gli studiosi svizzeri hanno spiato la giornata lavorativa di 32 medici in un reparto di medicina interna. È emerso che i medici non riescono a finire il lavoro nel proprio turno e restano fuori orario perlopiù per compilare dati clinici elettronici. Metà della loro giornata è assorbita dal pc. «Credo che alla base di questa tendenza – spiega a DoctorNews33 il segretario della Cimo, Riccardo Cassi – ci sia anche una sempre maggiore esigenza di lasciare una certa tracciabilità nell’operato del medico. Per non parlare del fatto – aggiunge Cassi – che spesso i sistemi non si parlano tra loro e questo allunga i tempi e peggiora le performance». E Cassi ipotizza anche la presenza di altre figure specializzate che possano aiutare e snellire il lavoro dei medici nell’espletare questi adempimenti. «Questo aiuterebbe di molto, perché farebbe in modo che i medici possano dedicarsi ai pazienti e alle loro cure».
Rossella Gemma