Il numero di casi di tubercolosi (TBC) in Italia è stabile da numerosi anni, sono circa 5000. In compenso con l’incremento dei flussi migratori è cambiata la distribuzione: più del 50% dei casi si verifica nella popolazione migrante in età tra i 20 e 40 anni. La Tubercolosi è una malattia caratteristica di stati di povertà, promiscuità. Di conseguenza l’attuale accesso alle cure in Italia permette un controllo nella diffusione della malattia, nei contagi e nello sviluppo di forme resistenti agli antibiotici.
Anche sulla contagiosità c’è da dire che è limitata alle forme “bacillifere” ovvero ai pazienti con tosse, catarro e che presentato il bacillo della TBC all’esame dell’espettorato. In ogni caso esiste un sistema di controllo molto efficiente che integra rete sanitaria e sorveglianza epidemiologica: tutti i casi sono segnalati all’ASL, per cui i medici sono obbligati a denuncia di malattia infettiva. Chi ha avuto una esposizione a rischio effettua un test alla “tubercolina”, una piccola procedura minimamente invasiva con una puntura al braccio. Si ricontrolla dopo 48-72 ore. Viene sottoposto a radiografia torace ed altri accertamenti specialistici. Nel caso di possibile contagio si esegue una profilassi con un farmaco che andrà assunto per 3 mesi e risolverà qualsiasi potenziale problema.
In ogni caso anche se si risultasse positivi, niente panico, oggi si guarisce dalla tubercolosi. L’unico problema è la cura che ha una durata molto lunga (6 mesi), capita che non sia ben tollerata. Ma una volta affrontata la malattia rimarrà solo una brutta esperienza.